Descrizione
Si narra che fu il doge Andrea Doria, nel ‘500, a portare alla nascita il pandolce, organizzando un concorso destinato a mastri pasticcieri in grado di esprimere tutta la grandezza e la ricchezza della Genova Superba attraverso un dolce in grado, non soltanto di apportare calorie fondamentali e di soddisfare il palato, conservandosi per lunghi periodi, in modo da poter essere caricato nelle stive in occasione di lunghi viaggi per mare, ma anche per creare un dolce degno del matrimonio del nipote con Zanobia del Carretto.
La tradizione antica vorrebbe che andasse portato in tavola dal più giovane della casa, servito con nel mezzo un rametto di alloro, simbolo di fortuna e benessere. Appena portato dal giovane, egli dovrebbe consegnarlo al più anziano di casa per essere tagliato e distribuito. La prima fetta veniva destinata alla madre per il cosiddetto “assaggio”, poi si passava al resto dei commensali, mentre i bimbi recitavano la classica poesia in piedi sulla sedia. Unico accorgimento prima di terminarlo: una fetta veniva rigorosamente messa da parte e avvolta in un fazzoletto per essere estratta il 3 febbraio, giorno di San Biagio, e consumata in segno di omaggio al santo protettore della gola.
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